ADSIC

Associazione Culturale Due Sicile – Sede di Milano

La repubblica partenopea

La repubblica partenopea

LA CONGIURA DEI BARONI NEL 1799 PER LA COSTITUZIONE DI UNA REPUBBLICA ARISTOCRATICA

(dal PeriodicoDue Sicilie 7/1998)

L’anno 1999 si avvicina, l’anno del bicentenario della effimera cosiddetta Repubblica Partenopea o Napoletana; anniversario triste; triste sia perché segnò, per la nostra Patria, l’inizio delle invasioni straniere, sia perché vide formarsi ed emergere nel nostro seno una cricca di collaborazionisti scellerati, che, per odio alla monarchia nazionale (questa, pur con i limiti del suo tempo, aveva il merito grandissimo di tenerci indipendenti dallo straniero), portarono a guerre civili tremende e alla distruzione del nostro antico Stato, edificato quasi per divino volere, da Ruggiero II il Normanno, la notte di Natale del 1130; è difficile, se non impossibile, contrastare la teologia giacobina ed i suoi sommi pontefici, rettificare giudizi storici forgiati e sedimentati nell’inconscio collettivo come verità assolute, specie se tali giudizi furono formulati da storici di nominanza galattica come Croce o altri; perciò già ci aspettiamo che mistici neogiacobini, insigniti di titoli accademici e, forse, anche di qualche attrezzo da muratore, infiammati di novello pathos filorivoluzionario, levino il peana liturgico con le sferre della retorica per la commemorazione e l’esaltazione di quell’episodio tragico e sanguinoso della vita nazionale delle Due Sicilie. Noi, poiché perdura, per dirla con Croce, “nella storiografia politica il vezzo di somministrare con preferenza racconti di stoltizie”, al di là di ogni mitografia ci sforzeremo, pur se sommariamente per tirannia di spazio, di spezzare una lancia nella ricerca della verità intorno a quei fatti che portarono alla luce quell’aborto degenere, figlio dell’invasione francese. Leggi tutto »

La fortezza di Fenestrelle

Hitler non inventò nulla che non fosse stato fatto prima dai Savoia

(dal PeriodicoDueSicilie 11/1998)

 

Quando il comitato di redazione di Nazione Napoletana – Edizione Nord – decise di fare questo inserto, le indicazioni per RIN, l’autore di questo pezzo, furono quelle di fare una ricerca sulla Fortezza delle Fenestrelle, dove vennero rinchiusi i prigionieri Napolitani nel 1860. In realtà ne è venuto fuori qualcosa di diverso e, piú che delle Fenestrelle, l’inserto parla delle terribili sofferenze che sono state inferte ai nostri soldati dall’aggressore piemontese.

A questo punto avrei dovuto cambiare il titolo, poiché solo verso la fine, e solo con una breve descrizione, si parla delle Fenestrelle, che fu, come leggerete, la “soluzione finale” per tanti nostri sventurati soldati. Ho voluto, tuttavia, lasciare intatto questo titolo perché Fenestrelle è al di là della sua storia. Fenestrelle identifica, infatti, i Savoia e i Piemontesi. La fortezza è cioè una “costruzione simbolo di popolo”: come lo è il Colosseo per i Romani, il Maschio Angioino per i Napolitani, la statua della libertà per gli Americani, cosí come i tanti monumenti in ogni città del mondo. Fenestrelle è un simbolo vergognoso, e identifica in modo esemplare quali sono stati i valori dei Savoia e dei Piemontesi, ma la costruzione è citata in un depliant turistico dalla Regione Piemonte come luogo da visitare, perché incarna lo “spirito europeo” (sic).

Noi della redazione conosciamo benissimo le capacità dell’autore: paziente e instancabile ricercatore, puntiglioso nel trovare le prove delle vicende e, seppure appassionato patriota, equilibrato nei giudizi. Proprio per questo le notizie che sono venute fuori hanno suscitato in tutti noi un vero e proprio sgomento, indignazione e una profonda rabbia. Certo, dopo 138 anni da quegli avvenimenti, può far sembrare incredibile provare ancora questi sentimenti, ma vi accorgerete, leggendo, che queste sono le sensazioni che, frase dopo frase, montano dentro la mente di ogni lettore, anche non di parte.

Antonio Pagano Leggi tutto »

Scomunica maggiore ai Savoia

lanciata dal Sommo Pontefice Pio IX il 26 Marzo del 1860

pio-ix.jpg

(omissis) Dichiaro che tutti coloro, i quali hanno perpetrata la nefanda ribellione nelle provincie del Nostro Stato Pontificio, e la loro usurpazione, occupazione ed invasione ed altre cose simili, di cui abbiamo fatto querela nelle mentovate Nostre Allocuzioni, oppure hanno commesso alcuni tali cose, come pure i loro mandanti, fautori, aiutatori, consiglieri, aderenti o altri quali si siano, che hanno procurato sotto qualsiasi pretesto e in qualsivoglia modo l’esecuzione delle cose predette, ovvero le hanno per sè medesimi eseguite, hanno incorso LA SCOMUNICA MAGGIORE, e le altre CENSURE e pene ecclesiastiche inflitte dai Sacri Canoni, dalle Costituzioni apostoliche, e dai decreti dei Concili Generali, e se fa bisogno di bel nuovo li Scomunico ed Anatematizzo. Leggi tutto »

Le Due Sicilie e il mare

( Tratto dal PERIODICO DUE SICILIE Marzo 2000 )

ferdinandoi.jpg

Il FERDINANDO I
Il primo battello a vapore del Mediterraneo (collezione Macpherson), varato il 24 giugno 1818 nel cantiere di Ponte della Maddalena presso il fortino Vigliena

bannerads.gif

1734: LA RINASCITA

Amico, cominciamo anche noi ad avere una patria, e ad intendere quanto vantaggio sia per una nazione avere un proprio principe. Interessianci (interessiamoci, ndr) all‘onore della nazione. I forestieri conoscono, e il dicono chiaro, quanto potremmo noi fare se avessimo miglior teste. Il nostro augusto sovrano fa quanto può per destarne” (A.Genovesi, Lettera a Gioseppe De Sanctis, 3 agosto 1754). Il Sovrano di cui il Genovesi tesseva l’elogio era nientedimeno colui che aveva restituito la patria ai Duosiciliani nel 1734, il grande, indimenticabile Re Carlo III. Leggi tutto »

E li chiamarono briganti

(dal PeriodicoDueSicilie 01/2000)

 

e li chiamarono briganti

“Voi siete governo nuovo, però meglio a voi si addice la persuasione. Persuadeteci coi fatti, rifateci felici e mostratevi migliori de’ precedenti regnatori”.

Cosí, ironicamente, scriveva il 26 giugno 1861 il giornale napoletano “La Tragicommedia”, ma, l’ironia che proveniva dai “caffoni” non era ben accetta dai supponenti nuovi padroni piemontesi. La Tragicomedia, d’ordine, cessò di vedere piú la luce. Quanto alla invocata felicità, questa era stata già da tempo profusa in quantità industriale ad uso e consumo del Popolo Duosiciliano: “Il passato fu la ricchezza, la pace, le leggi, le arti, i costumi, la religione” (La Tragicommedia, ibidem).L’arrivo dei “liberatori” era stato accolto oltre il Tronto (12 ottobre 1860) in modo inconsueto, tanto da far restare attoniti i generaloni savoiardi: invece dei soliti e preconfezionati ramoscelli d’ulivo, sonore schioppettate come benvenuto.

Leggi tutto »


Iscriviti alla MailingList

Bandiera del Regno delle Due Sicilie

Bandiera del Regno delle Due Sicilie

Il Meraviglioso Ponte Sul Garigliano

Il Meraviglioso Ponte Sul Garigliano

Meta