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Associazione Culturale Due Sicile – Sede di Milano

Unione non unità d’Italia

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( Il federalismo e i Borbone )

Pietro Calà Ulloa

 

L’ultimo primo ministro del Regno delle Due Sicilie esprime in un agile documento l’insieme delle sue opinioni socio-politiche in merito all’assetto dell’Italia.

Noi non condividiamo la prefazione di Corrado Augias che finisce per bollare il libro come un maldestro e stravagante tentativo, da parte di Calà Ulloa, di restaurare i Borbone  sul trono delle Due Sicilie in una ipotetica Italia federata.

Al contrario per noi, che conosciamo bene la storia di quel periodo, risulta  evidente che il pensiero del nostro ultimo capo del Governo, allora in esilio a Roma,  era largamente condiviso dalle cancellerie di quasi tutta Europa, anche a fronte di un evidente imbarazzo legato da un lato alla feroce repressione delle insorgenze antiunitarie operate dalle truppe piemontesi nel Sud della penisola e dall’altro alla spinosa questione degli stati pontifici che, dopo la sconfitta di Garibaldi a Mentana, non poteva essere risolta con una semplice ripetizione della farsa plebiscitaria già avutasi nel Regno delle Due Sicilie.

Non è un caso che la Francia, fautrice primaria della forzata unità d’Italia, si trovi come nemica la stessa novella Italia che, con mirabile primo voltagabbana, si allea con la Prussia contro l’Austria  e combatte la sua terza guerra, detta risorgimentale, conseguendo rovinosa sconfitta.

Fu quindi la sconfitta dell’Austria ad opera della Prussia a far sì che  fosse ceduto il Veneto all’Italia, e per il solo fatto che questa aveva impegnato parte dell’esercito asburgico su un altro fronte.

La Francia pagherà comunque lo scotto di tale guerra di lì a pochi anni quando, durante la guerra franco-prussiana,  lo stesso Napoleone III  fu fatto prigioniero.  La sconfitta della Francia pose la parola fine allo stato Pontificio e quindi tutti i progetti federalisti italiani furono rimossi dai tavoli delle cancellerie. Ma l’autore non poteva sapere ciò in quanto il suo scritto( 1867) precede gli eventi ( 1870).

La nascita dell’impero Germanico coincide anche con quella di un sodalizio nefasto tra quest’ultimo e  l’Italia  poichè è da ritenersi  trascurabile, da un punto di vista temporale, l’inimicizia durata di fatto il solo spazio di un triennio ( 1915-1918 ) o poco più.

Il libro, che è estremamente sintetico ed efficace, si presta agevolmente a celeri necessarie riletture dei concetti esposti per via della loro complessità ed interdipendenza, dà una visione d’insieme ed anche esaustiva, per l’epoca, dei perchè del federalismo. Sinceramente, a fronte degli odierni dibattiti in merito, sembra proprio che l’Autore avesse la capacità di predire il futuro.

Il libro è particolarmente adatto agli studiosi di storia ma resta di piacevole lettura anche ai non addetti.

 

Edito da ARGO p.s.c.r.l. Corte dell’Idume,  6 Lecce- tel. 0832/241595

La tragicommedia

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Giacinto de’ Sivo

( Saggio introduttivo di Francesco Maurizio Di Giovine e prefazione di Gabriele Marzocco )

La Tragicommedia è il giornale che de’ Sivo pubblicò quasi da solo nel giugno 1861 per rianimare il partito borbonico e richiamare l’attenzione sui metodi repressivi e coloniali del regime unitario. Il giornale è una fonte importante di dati e notizie sulla vita in quello che era stato il Regno delle Due Sicilie nel primo periodo dell’occupazione piemontese. La polizia lo soppresse dopo tre numeri.

Editoriale il Giglio, Via Crispi, 36/A 80121 Napoli

La conquista del Sud

la_conquista_del_sud.jpgCarlo Alianello

………..Accanto alla storia ufficiale del Risorgimento, ve n’è un’altra, quella vera, rimasta a lungo semiclandestina perché giudicata poco rispettosa delle “patrie memorie”. Solo da poco si è avviato un processo di revisione critica, a cui Carlo Alianello ha contribuito in modo determinante con questo studio dedicato all’Italia meridionale, ovvero alla “conquista del Sud”.

Per le popolazioni del Meridione d’Italia, il risorgimento fu sostanzialmente una conquista militare, che peggiorò le condizioni sociali ed economiche e compromise fortemente ogni possibile sviluppo.

Alianello mostra luci e ombre del dominio borbonico, rivela i retroscena politici dell’invasione piemontese, i crimini e gli orrori gravissimi commessi dopo l’unità, che stremarono in pochi anni l’ex Regno delle Due Sicilie. Si sofferma in particolare sul “cosiddetto” fenomeno del brigantaggio, che in realtà fu, agli inizi, un movimento di vera e propria ”resistenza” contro liberatori rivelatisi ben presto degli oppressori……..

 

Edito da Rusconi libri S.r.l.. Viale Sarca 235, 20126 MIlano

La stampa militare dei Borboni a Napoli

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Raffaele Di Stasio

 

Il bravo Raffaele Di Stasio apre uno speciale sipario rimasto per troppo tempo dimenticato.

……..all’inizio del secolo nel Regno delle Due Sicilie, gli stabilimenti tipografici erano 106, in Lombardia 92, nel Veneto e nel Regno di Sardegna 74; su 185 periodici pubblicati nella penisola ben 26 vedevano la luce a Napoli, alla quale era seconda solo Milano.

La stampa militare nel regno borbonico si sviluppò fin dall’inizio come reazione ai molteplici periodici d’opposizione nati durante il 1848 e negli anni immediatamente precedenti.

L’esercito trovò i suoi strumenti nei tre giornali l’Araldo, La Sentinella e il Veterano nelle cui pagine si specchiò tutta l’ideologia militare, politicamente vicina alla Corte….

  Pur tuttavia rileggendo i brani proposti dall’Autore, ci si accorge che molti aspetti, sia politici sia sociali, non erano trattati da tal stampa militare senza approfondimenti che, pur di parte, ancora oggi ci fanno riflettere profondamente.

S riporta un piccolo brano ripreso dall’Araldo a riguardo della figura di Carlo Alberto già responsabile di alcune gravi ingerenze interne al Regno …

 “ La sommossa del 15 maggio, a cui non fu estranea  la mano del portinaio delle Alpi, com’anche del sedicente governo di Sicilia, che mostrasi poscia a viso scoperto nel movimento calabro, protetto o provocato da un invasione di Siculi capitanati da un Piemontese, ed infine la proclamazione del Duca di Genova al Soglio di Sicilia, che non fu una mera formalità per consolidare degli atti già anteriormente compiti ed accettati, non lasciavano più dubbio veruno intorno alle colpevoli e spogliatici mire del Re Sabaudo, e tutto ciò tramavasi anteponendolo al pericolo che sovrasta alla comune Patria !! O povera Italia!! “….

  Era il primo tentativo del Piemonte, per fortuna andato male, di appropriarsi del Regno delle Due Sicilie. Ferdinando II era troppo vigile per essere sorpreso dalle macchinazioni di un incapace come Carlo Alberto…

  Edito da Adriano Gallina Editore

C’era una volta il brigante

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Vittorio e Giuseppe Savini

 

E’ una utile rassegna fotografica completa di didascalie particolarmente significative.

Il testo propone una lettura sintetica del periodo storico di nostro principale interesse, affidando quasi integralmente alle immagini fotografiche, molte delle quali inedite, ogni commento  della storia di molti insorgenti post-unitari.

 

Edito da Macro Edizioni San Martino 47027 Sarsina (FO) tel. 0547/94210

Risorgimento da riscrivere

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Angela Pelliciari

(Liberali e Massoni contro la Chiesa)

Prefazione di Rocco Buttiglione e postfazione di Franco Cardini

L’unità d’Italia è stata cucita a spese della chiesa. Il processo storico di unificazione dal 1848 al ’61 si è svolto contestualmente a una vera e propria guerra di religione condotta nel Parlamento di Torino – dove tra i liberali siedono i massoni – contro la chiesa Cattolica. Perchè? Perchè proprio lo stato sabaudo, che si dice costituzionale e liberale, alla guida del moto “risorgimentale” dedica accanite sessioni parlamentari per la soppressione degli ordini religiosi? Con quali motivazioni ideologiche, morali, politiche e giuridiche? Sulla base di una mole impressionante di fonti originali, Angela Pellicciari dimostra che colpendo il potere temporale della Chiesa s’intendeva annientarne la portata spirituale.

Dell’iconografia tradizionale resta un ottocento tormentato, certo spregiudicato, molto meno romantico, che apre a una più piena comprensione delle difficoltà riscontrate fino ad oggi nell’evoluzione della nostra identità nazionale……..in ogni caso, chiosa lo storico Franco Cardini nella postfazione, ” le vecchie e consolidate menzogne (risorgimentali) ormai scricchiolano: la considerazione del passato del Paese non sarà – non potrà essere più la stessa”.

Edizioni ARES  – 20131 Milano – Via Stradivari, 7 Tel. 02/29526156 – Fax 02/29520163

L’insurrezione lucana nell’Agosto 1860

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Tommaso Pedio

……..Fomentati da funzionari borbonici, che vogliono servirsi delle masse contadine ed artigiane per opporsi alla borghesia decisamente schieratasi contro i Borbone, i contadini chiedono la quotizzazione delle terre demaniali usurpate. Questo nuovo stato di cose favorisce la coesione della borghesia raccolta attorno al comitato insurrezionale lucano che da Corleto assicura il mantenimento dell’ordine economico e sociale……….

  In questo breve saggio Tommaso Pedio concentra in modo sintetico ed efficace le ragioni prime del successo delle classi liberali ed anticlericali nella conquista del Regno delle Due Sicilie.

La leva psicologica esercitata dai funzionari piemontesi e dalla stampa internazionale sui proprietari terrieri e sul ceto dominante meridionale ha un effetto devastante, il loro desiderio di mantenere la proprietà usurpata è più forte del senso dello Stato, la ricchezza personale è più importante della vita di molti connazionali.

Quando ormai qualcuno di loro si accorgerà del grave errore sarà troppo tardi, i giochi saranno compiuti ed il destino di milioni di cittadini dell’antico Regno delle Due Sicilie segnato fino ai giorni nostri e forse ancora per molto tempo.

Avranno cambiato un re con un altro re, ma la guerra civile che ne deriverà sarà tremenda, l’emigrazione all’estero e fino al 1929 non troverà pari nella storia moderna ( oltre nove milioni ), l’immigrazione dal Sud al Nord Italia resterà un fenomeno tanto anomalo quanto di immani proporzioni ( oltre venti milioni ) che ancora oggi suscita gravi perplessità  nel senso dell’etica sociale prima ancora che morale.

Rileggiamo la storia non foss’altro per capire il tempo presente.

 

Edito da L’Aquilone- La Bottega della Stampa- Potenza

L’invenzione dell’Italia Unita

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Roberto Martucci

 

……..Partendo da una fonte spesso sottoutilizzata in sede di ricostruzione storiografica, i carteggi di Cavour, integrati dalla memorialistica risorgimentale e dagli atti parlamentari- Roberto Martucci analizza il periodo d’intensa storia italiana compresa tra la guerra di Crimea ed il trasferimento della capitale da Torino a Firenze.

L’autore ricostruisce in modo originale l’operazione politico-militare che nell’arco di soli venti mesi trasforma una penisola frammentata in più Stati di dimensione regionale o provinciale ( divisa linguisticamente in una decina  di aree fortemente disomogenee) nel regno d’Italia.

Da questa indagine risulta confermato il ruolo di assoluto protagonista del conte di Cavour in ciascuna delle vicende considerate, compresa la spedizione dei Mille, fino alla liquidazione dell’indipendenza napoletana.

Tuttavia dal quadro complessivo emergono gli elementi di fragilità istituzionale e sociale del nuovo stato, relativi in modo particolare alla sua legittimazione dal basso, evidenti in alcuni passaggi storici fondamentali: dalla manipolazione dei plebisciti del 1860 alla liquidazione draconiana dell’insurrezione contadina e del brigantaggio nel mezzogiorno, alla caratterizzazione fortemente censitaria del sistema politico italiano.

Il libro riserva poi un’attenzione particolare ad alcune vicende poco note, già frettolosamente archiviate (la presenza malavitosa nei moti politici, l’odissea dei quarantamila prigionieri di guerra napoletani deportati in Italia settentrionale, la scomparsa delle dotazioni di cassa del Banco di Napoli, la misteriosa morte di Ippolito Nievo), suggerendo che sugli eventi fondanti l’identità istituzionale italiana molto possa ancora essere investigato e detto…………

 

Il Prof. Martucci colma con questo libro molte lacune della storiografia ufficiale e rinfranca con documentazione bibliografica inoppugnabile l’ormai vastissimo pubblico desideroso di conoscere i lati più oscuri della vicenda risorgimentale.

Il suo modo di esporre elegante , incisivo ed estremamente chiaro rende il voluminoso testo di gradevolissima lettura.

 

Edito da Sansoni RCS Libri S.P.A.

La rivolta di Montefalcione

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Edoardo Spagnuolo

( Storia di un’insurrezione popolare durante l’occupazione piemontese )

L’Autore che si contraddistingue come sempre per la sua grande capacità di sintesi, espone con chiarezza quasi matematica i vasti eventi insurrezionali che ebbero come epicentro la città di Montefalcione.

Senza mai distaccarsi dai verbali processuali, che di certo non furono quasi mai generosi con gli autori dei moti insurrezionali, lo Spagnuolo riesce, con rara maestria, ad individuare una lunga serie di angherie subite dalla popolazione, ad opera delle famiglie liberali, trovando così non la giustificazione ma il diritto alla sollevazione.

Da leggere con particolare riflessione i fatti repressivi operati dalla legione ungherese non solo sugli insorgenti armati ma anche contro inermi cittadini.

Tutti gli eventi narrati, supportati da inoppugnabili prove documentali e frutto di una lunghissima ricerca, sono esposti con cristallina limpidezza e l’autore non forza il sentimento del lettore a prendere le parti degli uni o degli altri.

Pur tuttavia l’amarezza per il triste destino subito dal popolo del Regno delle Due Sicilie, fino ad oggi ammantato di spudorate menzogne risorgimentali, alla fine della lettura si tramuta in una spontanea sete di di verità e di reidentificazione nazionale.

 

Edizioni Nazione Napoletana ( Tel. 339-1125107 )

La monarchia di Napoli

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Michele Farnerari

( a cura di Silvio Vitale )

….” All’albeggiare del 14 Febbraio del 1861, era io con pochi nella cameretta della regia casamatta che s’apriva alla pubblica via. Da umile ricovero contiguo usciva poco stante il Re, a cui io intesi primamente investigare in volto i riposti sensi dell’animo. Ne usciva fermo, tuttochè certo pallore nel sembiante il rivelasse disusatamente commosso.

All’istantaneo apparir dopo lui della Regina in semplice divisa da viaggio, sentii al non potuto rattener suo pianto rispondere consonante quello degli astanti. Erano uffiziali d’ogni grado, soldati d’ogni arma, feriti fasciati, alcuni avvolti in lenzuola lacere, che lasciavan gli ospedali e, pur febbricitanti, si gettavano con pianto ai loro piedi. I memori suoni dell’inno di Casa Borbone percuotean l’ultima volta, nell’esterefatta aria, degli accorsi animi convulsi. I cannoni delle batterie davano i loro saluti, in quel s’imbarcavano i Reali esuli. I piemontesi, che avean già occupati i bastioni di Porta di Terra, guardavan dall’alto attoniti l’ultima scena.

E la secolare insegna della Monarchia su Torre Orlando cadeva, coprendo ruine “.

Michele Farnerari  che vive personalmente la tragedia finale di Gaeta , pur riconducendo  gli eventi ad un imperscrutabile disegno Divino, non trascura di soffermarsi, con giudizi ferrei ed oggi oltremodo attuali, su tutti quei personaggi che biecamente tramarono per la distruzione della Monarchia di Napoli.

Anche gli eroi Duosiciliani non vengono trascurati, come putroppo è stato fatto da tutta la faziosa letteratura risorgimentale, e nel libro di Farnerari essi trovano il perpetuarsi delle loro generose azioni, vero riscatto di una intera Nazione agli occhi del mondo.

Edito da Controcorrente, Via Carlo de Cesare, 11  -081-421349/081-5520024- Fax 081-4202514- e-mail :


Comitato No Lombroso - NoLombroso.org

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