ADSIC

Associazione Culturale Due Sicile – Sede di Milano

Archivio per la categoria ‘Libri consigliati

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(PROPOSTA DI CAMBIAMENTO DEL NOME AD ALCUNE VIE CITTADINE)

 

Antonio Larocca

  Questo lavoro è dedicato alle centinaia di migliaia di persone che, nel periodo a cavallo dell’Unità d’Italia, sono state uccise o hanno subito violenze e soprusi, nonchè ai milioni di emigranti meridionali costretti ad abbandonare il suolo italico per fuggire dalle condizioni di estrema povertà e costruirsi un domani più vivibile altrove. 

Motivazioni sulla proposta di sostituire gli attuali nomi di vie dedicate a regnanti  in genere- ed in particolare ai Savoia e ai loro collaboratori dell’ultimo ’800- con nomi legati alla simbologia repubblicana e a uomini caduti e a cose decadute per conseguenza della monarchia in genere ed in particolare di quella dei Savoia.

Esposte nella seduta n.39 del 30/11/2003 del Consiglio Comunale di Alessandria Del Carretto (CS).

  Finiamola di definirci i “buoni” d’Europa, e nessuno dei nostri fratelli del Nord venga a lamentarsi delle stragi naziste. Le SS del 1860 e degli anni successivi si chiamarono, almeno per gli abitanti dell’ex Regno delle Due Sicilie, piemontesi. Perciò smettiamo di sbarrare gli occhi, di spalancare all’urlo le bocche, a deprecare violenze altrui in questo e in altri continenti. Ci bastino le nostre, per sentire un solo brivido di pudore.

Noi abbiamo saputo fare di più e di peggio.

Carlo alianello

Stampato a cura del Comune di Alessandria D.C. (CS) e con contributo della Regione Calabria

Anno 1866: la libertà perduta!

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Luigi-Gigio Zanon

Luigi Zanon, o “Gigio”, come comunemente viene chiamato, è un veneziano di origine e costituzione.
Come i grandi veneziani, quelli della Serenissima, ha svolto molte mansioni economiche e professionali senza trascurare i suoi interessi e impegni per la cultura, la storia la politica e la scrittura.
Gigio Zanon non è dunque uno scrittore di professione ma i suoi scritti hanno il pregio, non piccolo, di trasmettere al lettore la sua grande esperienza accumulata attraverso le numerose attività svolte, che sarebbe davvero lungo elencare.
Amante del mare e di tutto ciò che ha attinenza con la Laguna, della quale è un profondo conoscitore per averla percorsa con le barche in lungo ed in largo, ha curato alcune pubblicazioni sulla navigazione veneziana che arricchiscono per contenuti e competenze la letteratura già esistente e dove, appunto, Gigio Zanon non scrive perché ha studiato la materia ma soprattutto perché l’ha vissuta in prima persona.
Tra le svariate pubblicazioni di carattere navale e marittimo in genere, quelle sul revisionismo storico sono per Zanon le preferite e ricordiamo quella sugli atti del “Processo a Napoleone” del 2003.
Egli poi ha approfondito con meticolosa precisione le questioni tribolate di annessione del Veneto al Piemonte ovvero all’Italia e via via si è avvicinato alla scuola dei revisionisti meridionali che da oltre quarant’anni cercano di fare emergere la bugia risorgimentale.
È interessante rammentare il significativo scambio di bandiere con il presidente dall’Associazione Due Sicilie di Milano, Domenico Iannantuoni . Lo scambio delle bandiere , quella della Due Sicilie con quella della Serenissima, ha significato soprattutto l’inizio di una collaborazione culturale e per certi versi anche politica nel senso più filosofico del termine. Infatti non vi sono grandi differenze tra il processo di colonizzazione risorgimentale del Veneto e quello dell’ex Stato delle Due Sicilie. Tutti e due i popoli subirono una biblica emigrazione e medesime discriminazioni.
Il Veneto oggi è ritornato ad essere una grande potenza economica a differenza del SUD, merito soprattutto di una classe dirigente abile e realmente amante della propria terra. Speriamo che non sia lontano il giorno in cui anche il nostro Mezzogiorno possa riscattarsi con pari valentia.
In questo libro Gigio Zanon ha iniziato ad emendare i luoghi comuni che attribuiscono ai meridionali del passato, come a quelli di oggi, solo aspetti di negatività, in ossequio alla “Damnatio Memoriae” voluta dai Savoia, iniziando così un processo di analisi storico-antropologica che già prelude ad importanti collaborazioni tra Venezia e Napoli, da intendersi come centri di riferimento, oggi solo virtuali, per una nuova e ritrovata identità nazionale di due grandi popoli d’Europa.
Da un punto di vista tecnico-storico il presente volume è da apprezzare per la gran quantità di notizie per lo più inedite e per il sapiente raffronto tra passato e presente, ovvero tra azione e risultato.
Raixe Venere Spresiano “gigio zanon” 

Ero bambino nel ’47

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( prefazione di Alessandro Pagano e presentazione di Lorenzo Del Boca )

 

Antonio Nicoletta

E’ questo un libro molto particolare.

Trattasi infatti di una raccolta di narrazioni che di primo acchito sembrano la biografia dell’autore negli anni della sua adolescenza. Invece così non è.

La nascita, il matrimonio, la morte, l’abbigliamento, le pacchiane, l’alimentazione, pane olio e zucchero, le provviste, vita di paese, le feste, il carnevale, passatempi, la spiaggia, le scuole, le alternative alle scuole, il catechismo, i giochi, i giochi stagionali, pallone e carriceddi, i giochi di guerra, giochi femminili, altri modi di giocare, filastrocche, i carri, le auto, la bicicletta, gli sfollati, il DDT, sono i temi che l’Autore propone.

Il libro è impostato in chiave autobiografica ma questo, come detto, è un semplice accorgimento, sicuramente piacevole,  che non occulta il vero motivo per cui è stato scritto. Antonio Nicoletta vuole infatti soprattutto parlare del SUD, delle sue tradizioni e dei suoi valori umani ed ambientali troppo spesso dimenticati dagli scrittori meridionali.

La semplicità narrativa, unita alla dovizia di piccoli particolari che molti di noi stentiamo a ricordare, non danno solo l’esatta fotografia dei momenti di vita descritti, ma consentono al lettore perfino di entrare dentro il racconto così da fargli percepire colori, profondità, rumori e spesso anche   i profumi e gli odori delle cose di quel tempo..

Soprattutto quelli che sono già sugli “anta”, dopo la lettura del libro,  difficilmente non proveranno nostalgia per quel mondo ma soprattutto si rammaricheranno del fatto che le nuove generazioni non hanno avuto la stessa loro fortuna.

Edito da Morrone Editore Siracusa- Via Sofocle, 4 – Tel. 0931/66001

Procida marinara

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Sergio Zazzera

Sergio Zazzera, magistrato napoletano “di mezz’età”, con l’hobby della storia municipale, ha dedicato gran parte delle sue ricerche all’isola di Procida: tra i suoi lavori, si ricorda: Procida, Storia, tradizioni e immagini ed altre importanti pubblicazioni legate alla cultura napoletana.

Questo libro  è particolarmente interessante perchè, abbracciando un arco temporale di ca. 800 anni, restituisce un’immagine storica dell’isola di Procida assolutamente completa. L’Autore evidenzia e descrive i “periodi” di massimo fulgore fino a quelli del decadimento portando testimonianze concrete e affascinanti.

I nomi dei più audaci comandanti, degli armatori e dei navigli procidani, riportati con precisione di data  di tempo e di descrizione, permettono al lettore di conoscere anche gli sviluppi tecnologici e commerciali dell’econonmia procidana insieme con la storia della sua gente.

Per noi di ADSIC questo documento è assai importante poichè individua nettamente, senza intendimenti di parte,  la massima espansione dell’economia isolana durante il periodo borbonico ed il successivo decadimento immediatamente dopo l’unità d’Italia.

A parte il riferimento borbonico che l’autore accenna in prefazione, quando rammenta che la grandezza dei figli di Procida fu legata all’acqua Santa e a quella Salata ( intendendo con questo che i procidani erano e forse sono ancora in massima parte sacerdoti e marinai), egli mai enfatizza negativamente le scelte politiche post unitarie che hanno destinato Procida al declino ma,  proprio per questo, il lettore accorto ne coglie il messaggio…e medita.

 

Edizioni napoletane de il Sebeto

Risorgimento anticattolico

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Angela Pelliciari

Sacerdoti picchiati e imprigionati, ordini religiosi soppressi, giornali cattolici sequestrati, associazioni ecclesiali costrette a interrompere le attività caritative e di proselitismo: sono questi gli atti cruenti di una guerra alla cristianità, che nell’epoca risorgimentale ebbe di mira non solo la sottrazione al Papa dello Stato della Chiesa, ma l astessa fine del cattolicesimo.

Attraverso il recupero di un libro divenuto introvabile – Le Memorie per la storia dei nostri tempi di Giacomo Margotti – riemerge dall’oblio il resoconto inedito di un fenomeno messo a tacere non solo dagli storici, che del Risorgimento esaltarono unicamente le virtù eroiche e di unità nazionale dimenticandone gli orrori, ma anche dagli stessi esponenti del mondo cattolico.

 

Edizioni PIEMME S.p.A., www.edizionipiemme.it  – 15033 Casale Monferrato ( AL) – Via del Carmine, 5 Tel. 0142/3361 – Fax 0142/74223

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C. Crescimanno – M. Fusco

Presentazione a cura del vescovo  Andrea Gemma.

E un libro di piacevole lettura particolarmente adatto a coloro che si avvicinano per la prima volta al tema del revisionismo del risorgimeto italiano.

Gli autori seguono un metodo cronologico di esposizione dei fatti pur senza tralasciare importanti approfondimenti e necessari flash-back per poter spiegare le motivazioni più profonde della conquista del SUD.

E’ evidente che i noti “eroi” vengono di molto ridimensionati nei loro abiti di semplici uomini, spesso inaffidabili e opportunisti ma purtroppo consegnati alla storia da una stucchevole agiografia risorgimentale che ancora oggi occulta le verità alla maggior parte della popolazione italiana.

Anche la lettera aperta del Vescovo Andrea Gemma al Presidente Ciampi, invoca di fatto la necessità di “far chiarezza”, di smetterla con quest’inganno del risorgimanto che altro non è che l’alibi di una conquista e di una colonizzazione ancora perdurante e, proprio per questo freno, di inaudita potenza al rilancio del mezzogiorno d’Italia ed al recupero della sua dignità.

Lux veritas 2002 – stampato da Johnny Fanto service (Isernia)

I vinti del risorgimento

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Gigi Di Fiore 

Quasi tremila morti, migliaia di dispersi e deportati: fu questo il Risorgimento per i vinti del
Mezzogiorno d’Italia. Dallo sbarco di Garibaldi fino alla capitolazione dell’esercito delel Due
Sicilie a Gaeta passarono appena nove mesi. Tanto bastò a sfaldare un regnom che la dinastia dei
Borbone aveva guidato per 127 anni. Su quel tracollo solo ora emerge, finalmente nella sua
interezza, uno spaccato da conquista militare: diplomazia, forza delel armi e politica riuscirono
a creare le condizioni per un’annessione al Piemonte, che violava le norme del diritto
internazionale, realizzata con i fucilisenza il consenso delle popolazioni.
In poco tempo le regioni meridionali, con 9 milioni di abitanti, furono “italianizzate”: azzerati
monete, codici penali e civili, burocrazie. Tra il 1860 e il 1861, come mette in luce l’autore con
sapiente narrativa e una documentazione inedita e ricca di particolari, gli sconfitti,
protagonisti di quest adettagliata ricostruzione storica, furono soprattutto migliaia di pastori,
carbonari e contadini del Matese, delel Puglie, delel campagne salernitane, della Sicilia, dei
Tre Abruzzi, del contado del Molise, della Calabria, di Napoli. Un esercito di oltre 50 mila uomini:
meridionali, a difendere quella che allora era la loro Patria. Su quei mesi, sui militari, sulla
generazione che realizzò in concreto il Risorgimento, sia nella vittoria sia nella sconfitta,
l’Archivio Borbone è una miniera ancora poco esplorata. E da quelle carte, come da altre fonti
esaminate negli anni da Di Fiore ( memorie autobiografiche di ufficiali borbonici, piemontesi
e garibaldini,la collezione della “Gazzetta di Gaeta”, documenti in parte trascurati negli archivi
di mezza Italia) emergono anche piccoli drammi personali, storie di eroismi, opportunismi e miserie,
comuni a tutti i trapassi di epoche e di poteri, che arricchiscono questo affresco sugli ultimi
giorni dell’esercito borbonico e del Regno delel Due Sicilie.

   

Edito da UTET  Via Ormea, 75 Torino- www.utetlibreria.it

I guerriglieri di Dio

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Fulvio Izzo

Seguendo le ragioni del cuore, ma rimanendo fedeli alle fonti documentarie, Fulvio Izzo riannoda con un unico filo episodi e personaggi della controrivoluzione legittimista dalla fine del ‘700° tutta la metà dell’800.

Da Jacques Cathelineau alla duchessa di Berry,  dalla RealBrigataEstense ai Barbacani pontifici, sino al “brigantaggio” antipiemontese guidato dal marchese De Trazegnies e dal conte De Christen, vengono narrate le vicende delle “armate straccione” che, in nome della religione e delle Ragioni della loro patria, andarono a “guerreggiar la guerra di Dio”.

Dai documenti esaminati  e dai fatti narrati affiora un dato incontestabile: la reazione popolare fu, soprattutto, un’opposizione militare e civile contro le idee e gli uomini della rivoluzione borghese che inevitabilmente tendevano alla distruzione della fede cristiana.

E’ necessario domandarsi perché Giuseppe Mazzini e Carlo Pisacane – che pur avevano ammirato il valore e il carattere delle masse sanfediste e sul cui esempio avevano fondato la propria logica e la propria strategia insurrezionale – non riuscirono ad attrarre, ad avere al loro fianco le popolazioni contadine del sud , che, invece, spontaneamente insorsero, con la veemenza che conosciamo, proprio contro quella classe dirigente che diceva di combattere in suo nome e proprio quando veniva loro offerta l’ opportunità di “affrancarsi dalla schiavitù”.

 Ma la rivoluzione non poteva né ammettere, né accettare che il popolo , virtuoso nella sua astratta definizione, potesse esserle nemico, perché per assioma la rivoluzione si identifica con il Popolo e il popolo si invera nella Rivoluzione.

Gli storici seguaci della Dea Ragione tentano di cancellare la verità , ridimensionando il ruolo delle forze popolari, che si sono sempre scontrate con il blocco settario giacobino-borghese e dei senzadio.

Il narrare le vicende dei Guerriglieri di Dio nasce dalla necessità di proporre testimonianze da cui trarre il coraggio del passaggio al bosco inteso come luogo di custodia e di libertà. Nasce dal bisogno di riflettere sull’esemplarità di modelli e forme, per cercare di leggere in controtendenza le derive della modernità:”Di fronte al caos della modernità , unica salvezza è la forma”.

 

Edito da Controcorrente, Via Carlo de Cesare, 11 – 081-421349/081-5520024- Fax 081-4202514- e-mail :

Le due sicilie nella restaurazione

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Silvio Vitale, Paolo Pastori, Nicola Del Corno, Aldo Servidio, Giuseppe Catenacci

Gli storici hanno definitivamente respinto il vecchio concetto di Restaurazione come puro e semplice ritorno all’antico regime anteriore alla Rivoluzione francese e si sono orientati verso una valutazione più articolata e più complessa del fenomeno, non immune da interne contraddizioni.

Infatti, gli Stati italiani preunitari ritengono di non poter eliminare del tutto le innovazioni introdotte dai Napoleonidi con l’abolizione della feudalità, la riorganizzazione dell’apparato amministrativo e la politica concordataria con la Chiesa. Inoltre, rinunciano ad ogni seria epurazione e discriminazione verso i ceti politici formatisi nel Decennio, i quali conservano i privilegi e ricchezze acquisite.

Si afferma quella che a Napoli venne definita politica dell’amalgama nel tentativo di conciliare i sudditi rimasti fedeli ai principi legittimi con quelli che hanno collaborato con gli invasori francesi.

I sovrani della Restaurazione conseguono rilevanti successi nell’incremento della ricchezza e nel progresso civile, sociale, economico e produttivo. Ma non riescono ad amalgamare coloro che, dopo l’esperienza francese, miravano ad obiettivi ancor più radicali e quanti, invece, avrebbero preferito un deciso contenimento delle spinte rivoluzionarie, viste non a torto come strumenti per l’abbattimento dello stesso regime monarchico..

Guidato dal napoletano principe di Canosa, un ampio fronte controrivoluzionario si consolida in Italia intorno a giornali, riviste e innumerevoli opuscoli polemici.

Questo fronte non propugna l’assolutismo, ma elabora una dottrina che, insieme all’autorità dei principi, sostiene una rinnovata società organica che valorizzi i corpi intermedi, setuali e locali, quali fattori di stabilità e pace.

Con l’avvento dell’unificazione nazionale del 1860 prevalgono le forze settarie e liberali, sostenitrici del centralismo piemontese, che spazzano via ogni identità dei vecchi stati preunitari. Non solo, ma ne arrestano anche il progresso economico. Nel SUD quest’opera devastante si accompagna con una feroce repressione. 

Fatali premesse all’insorgere della Questione meridionale

Edito da Controcorrente, Via Carlo de Cesare, 11 – 081-421349/081-5520024- Fax 081-4202514- e-mail : controcorrente_na@libero.it

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(Presentazione di Giacinto dè Sivo e Silvio Vitale)

Giacomo Savarese

 

“Giacomo Savarese fece confronti fra Napoli e Torino. Ambo ebebro il 1848; in Napoli tornò l’antico, a torino seguitò la libertà. Ambo in 12 anni per cagione dell arivoluzione han fatto debiti; ma Napoli crebbe l’interesse per lire 5.210.731, e Torino per lire 58.611.470; cioè questo stato mezzo del nostro fè più debiti di noi per interessi di lire annue 53.400.739, cioè quasi dodici volte di più, che fanno per ragion di popolazione ventiquattro volte di più. Poi confrontate le tasse, trovò che Napoli di nuove non n’ebbe NESSUNA, e Torino per nuove e crescimento di vecchie ebbe 22 leggi aggravanti balzelli. Da ultimo confrontate le rendite dè beni dello Stato, notò nessun palmo di terra demaniale venduto da Napoli; dove Torino con cinque leggi vendè beni nazionali a Torino, Chieri, Gassino, Casella, Chiavasso, genova, Cuneo e lo stabilimento metallurgico di S. Pier d’Arena. In somma Napoli assoluto non mise tasse nuove, non vendè terre, e restò ricco; e Torino, co’ deputati della nazione, mise con 22 leggi nuove tasse, fè debiti per 24 volte più di noi, e con cinque leggi vendè beni nazionali. Nulladimeno da Tile a Battro udivi Napoli imprecato, e Torino sublimato! E Torino, più non avendo da mangiare, venne a mangiar Napoli”

Giacinto dè Sivo in Storia dlle Due Sicilie dal 1847 al 1861

Edito da Controcorrente, Via Carlo de Cesare, 11 – 081-421349/081-5520024- Fax 081-4202514- e-mail :

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