Vespri Calabresi
Siamo veramente una terra dimenticata da Dio? Forse, si. Certo è dimenticata la valorizzazione turistica e la valorizzazione culturale. Lo dimostra il nostro poco attaccamento, figlio della non conoscenza, alla nostra storia. Scrive Ulderico Nisticò su Calabria news: “L’immaginario collettivo in Calabria della storia nostra sa tre sole cose: la Magna Grecia, mito, l’emigrazione, lacrima, e che venne fucilato Murat, perché e chi sia stato il defunto, particolari ignorati”. Lo dimostra la storiografia ufficiale che ha definito i nostri EROI come dei BRIGANTI, mentre “guerriglieri” sono stati gli spagnoli che si opposero, nel 1808, all’avanzata di Napoleone e “patrioti” gli austriaci che nel 1809 seguirono il montanaro Andrea Hofer insorgendo sempre contro Napoleone. “Briganti”, invece, siamo noi, i calabresi, i lucani, la gente del Meridione d’Italia che, rispondendo all’appello di Inglesi e Borboni, si opposero all’invasore francese. Poveri noi, delinquenti comuni, creatori ed esportatori di mafia e criminalità! Terribile è, poi, l’indifferenza della stampa regionale, indifferenza degli storici (non tutti, per fortuna), indifferenza della “solita” Università, indifferenza della Regione e della Provincia, indifferenza degli intellettuali, indifferenza, assoluta, totale. Ad Amantea è nata, in questi ultimi giorni, la “Consulta della Storia Locale”, con il fine di maturare l’attenzione civile alla storia duecentenario. È la prima consulta, forse, in tutta la Calabria. Non sono stati, invece, indifferenti i calabresi di duecento anni fa, quando, nel 1806 Ferdinando di Borbone aderì alla terza coalizione contro Napoleone; Napoli viene conquistata senza combattere; dopo la vittoria di Campotenese la Calabria diviene terra di conquista; il 22 marzo 1806 si registra il primo episodio di rivolta, i Vespri Soveritani, figli di una violenza ad una nostra donna, la prima. Ed in Calabria monta un sentimento antifrancese, futuro primo mattone della disfatta di Napoleone. Gli Inglesi hanno il dominio del mare, i francesi quello di terra, e gli Inglesi affrontano i Francesi a terra, e li sconfiggono nelle vicinanze di Santa Eufemia. È la prima vittoria a terra degli Inglesi. È un segnale importante per tutta la Calabria, per tutti i Calabresi. Da questo momento è insurrezione generale in Calabria. Ma gli Inglesi vittoriosi, stranamente, si reinbarcano e lasciano all’eroismo di una resistenza disorganizzata il compito di preservare la Calabria dai Francesi. Intensamente eroico fu, anche, il sentimento che mosse gli Amanteani, e assieme a loro centinaia, o migliaia, di uomini dell’interland cittadino e dell’intera provincia di Cosenza, che soccorsero la più protetta roccaforte borbonica dall’assalto dei Francesi. Furono dieci mesi di resistenza culminati con la resa e con un castello che ancor oggi dice la verità sulla violenza dello scontro. Amantea, Longobardi, Belmonte, Fiumefreddo, Lago, San Pietro, tutti i paesi della costa e dell’entroterra ricordano, oggi, la loro storia con dieci mesi di celebrazioni che partono alla data del 27 aprile. Non occorre cercare alcun significato in questa data che è solo di presentazione di un programma intenso che durerà fino al febbraio 2007, e che ricorderà tante date, tanti eventi, tanti uomini. Ma perché questa memoria? Perché le battaglie meritano di essere ricordate con la storia, con eventi popolari, con beneficio turistico. Ovunque le manifestazione turistiche accompagnano il culto della storia. Da noi no! Il perché è di attualità: sapere come si sono comportati i calabresi due secoli fa può farci capire meglio come ci comportiamo oggi. È attuale confrontare la Calabria di oggi, una Calabria lontana da tensioni ideali e ideologiche e tesa ad una mera sopravvivenza, con una Calabria di allora, una Calabria di moti sanguinosi. Comunque sia andata, è giusto riconsegnare alla Calabria ed ai calabresi la sua, la loro storia. Qualunque essa sia.

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