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Riportiamo volentieri il seguente breve articolo di Achille della Ragione, ormai ben conosciuto ai nostri lettori. Ci è solo d’obbligo aggiungere un altrettanto breve prologo al testo che, così succinto, rischierebbe interpretazioni non coerenti con il contesto culturale del nostro Sito. E’ vero che la Lega ci slega perchè essa ha fin dalla sua nascita questo compito e d’altro canto non potrebbe essere diversamente in quanto se è vero che il Sud  è stato conquistato dal Nord, pur con il beneplacito nonchè aiuto di Francia ed Inghilterra nel lontano 1860/61, va doverosamente ribadito che la spinta risorgimentale fu, nei fatti, praticamente tutta nordista come testimoniano anche i dati anagrafici dei famigerati “mille” ed i nomi dei Prefetti che vennero poi a governare il SUD dopo il famoso falso-plebiscito.  Ora che al Sud c’è ben poco da spremere, avendogli sottratto quasi tutto in 150 anni di colonizzazione endogena, la Lega altro non rappresenta che l’espressione storica della fase terminale del risorgimento…ma dietro il folklore leghista vi è sicuramente il placet di Confindustria, di Confcommercio etc. etc.

Domenico Iannantuoni

La Lega ci slega (di Achille della Ragione)
Il più antico partito politico  rappresentato in Parlamento è la Lega, un paradosso scaturito dal terremoto provocato da tangentopoli, che ha cancellato pezzi di storia italiana ed ha accelerato il processo di disintegrazione delle ideologie.
Il movimento creato da Bossi ha cominciato a raccogliere consensi, portando avanti una serie di rivendicazioni legate agli interessi del nord, di quelle regioni dove si produce una parte rilevante del reddito nazionale e dove l’insofferenza verso la burocrazia ed il clientelismo rappresentati dal paradigma di Roma ladrona aveva da tempo superato i livelli di guardia.
Si è cominciato con il folklore più strampalato e con proclami enunciati con linguaggio da trivio, dalle croci celtiche ai celodurismi antiviagra, dalle miss Padania agli scriteriati riti adoratori del dio fluviale, ma da tempo le corbellerie quasi quotidiane snocciolate dai vari gerarchetti padani costituiscono un serio allarme per tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’unità del Paese, il buon nome dell’Italia all’estero e la serietà nella gestione degli affari pubblici.