Associazione Culturale Due Sicile – Sede di Milano
22 dic
di Maurizio D’Angelo – NAPOLI
Leggo sul Mattino che il nostro vulcanico premier ha ipotizzato la nascita di un Politecnico dall’accorpamento delle Facoltà di Ingegneria e Architettura delle Università campane: l’idea è certamente valida, un pò meno quella di intitolarlo a
Gioacchino Murat. Infatti, pur senza sminuire il ruolo di quel Sovrano nella nascita della Scuola di Ponti e Strade, antenata della Facoltàdi Ingegneria napoletana, ci sarebbe un certo Vincenzo Cuoco che sostenne l’opportunità degli accorpamenti di studi matematici , fisici, meccanici, chimici in una sola Facoltà e, meglio ancora, ci sarebbe untal ingegner Luigi Giura che, negli anni ’30 dell’Ottocento realizzò, con soluzioni molto originali, i ponti sospesi Real Ferdinando sul Garigliano e Real Cristino sul Calore, (continua…)
10 dic
Ritratto del Generale Josè Borges
Si ripropone di seguito un interessante articolo pubblicato dal giornale “Il Centro” , a cura di Pietro Guida, in relazione alla recente commemorazione tenutasi presso Sante Marie, luogo ove fu fucilato insieme con un gruppo di guerriglieri delle Due Sicilie il Generale Josè Borges. (continua…)
2 nov
di Ettore d’Alessandro di Pescolanciano
La storia risorgimentale italiana continua, da più di un secolo e mezzo, a celebrare le gesta e le imprese di quei soli personaggi combattenti per l’Unità del paese. Nell’ambito di cotale cultura storica dei “vincitori” sabaudi, intere generazioni d’italiani sono cresciute, dal 1861, con il solo ricordo di quei simboli del patriottismo unitario, che ha visto esaltare l’esclusiva figura dell’eroe immolato al Tricolore, nonché denigrare l’anti-eroe per la sua fedeltà ad altri emblemi e valori presenti in quelle tradizioni locali degli antichi stati pre-unitari. Tra i numerosi personaggi, dimenticati dalla storia patria per l’appartenenza allo sconfitto governo duosiciliano, merita dovuta menzione, per la tenace lealtà al proprio sovrano, il leggendario Don Ferdinando Beneventano Del Bosco. (continua…)
23 ott
La riforma auspicabile
della toponomastica “savoiarda”
di Gaetano Cafiero
Una lettura istruttiva: il Libro dei CAP. Napoli dedica a Garibaldi una piazza, una via, un rione, quattro traverse: di meno che al Duca d’Aosta. L’intellettuale francese Jean-Noel Schifano suggerisce di cancellare il plebiscito-truffa.
Suscitò un notevole vespaio, l’anno scorso, più o meno intorno al 4 luglio, secondo centenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, la presentazione a Napoli dell’ ultima fatica letteraria di Jean Noel Schifano. Accompagnato dall’editore (il suo, prestigiosissimo) Antoine Gallimard, il notissimo intellettuale francese presentò infatti il Dictionaire amoreaux de Naples, un corposo volume di oltre cinquecento pagine ennesimo libro che lo scrittore francese, a lungo dinamico direttore dell’Istituto Grenoble e cittadino onorario di Napoli, ha dedicato alla città. Più che parlare del suo Dictionaire, un compendio di tremila anni di storia partenopea, l’oratore, stuzzicato anche dagli interventi del pubblico, si era infervorato nel proporre rimedi alla disastrosa situazione dei nostri giorni e aveva consigliato calorosamente ai napoletani di rimpossessarsi della loro identità perduta, enumerando gli innumerevoli primati del Regno delle due Sicilie (continua…)
10 ott
saggio di Ettore d’Alessandro di Pescolanciano
Luigi Alonzi detto “Chiavone”
Il brigantaggio post-unitario fu, come già accennato in precedenti saggi, un rilevante fenomeno sociale, rappresentativo del nascente disagio del Mezzogiorno dell’Italia unita.Numerosi furono i protagonisti di tale lotta insurrezionale, così come fu diversa l’origine sociale di tali “briganti” che nelle rispettive terre native portarono avanti azioni di guerriglia per il legittimo re Borbone. Tra i più noti briganti, immortalati dalla storiografia risorgimentale, si menziona Luigi Alonzi, detto “Chiavone”. Nato a Sora, il 20 giugno 1825, da una famiglia di contadini, costui crebbe in contrada Selva, ai confini dello stato pontificio. Era noto il di lui nonno per essere stato luogotenente del brigante “Mammone”. (continua…)
23 ago
Anche se in questi anni molto si è scritto sulla storia del Molise, una specifica ed esauriente pubblicazione sul suo risorgimento nazionale non è stata ancora realizzata. Forse perchè non è cosa agevole raccogliere il materiale archivistico necessario per ricostruire fedelmente tutti gli avvenimenti del nostro passato più recente.
Con questo non facile intendimento, dopo anni di attente e scrupolose ricerche in numerosi archivi pubblici e privati ( Archivi di Stato di Campobasso, di Chieti, di Isernia, di Napoli, Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, ecc.) mi è stato possibile rinvenire prima una ingente mole di documenti e ricostruire poi (continua…)
7 ago
di Ettore d’Alessandro di Pescolanciano
La storiografia risorgimentale italiana, menzionando la questione del brigantaggio post-unitario, spesso si sofferma sulla figura del brigante-ribelle Carmine Donatelli di Rionero, soprannominato Crocco, per la sua singolare biografia entrata nella leggenda popolare. Circa la vita di costui, numerosi sono gli autori che hanno scritto pagine indelebili sull’avventurosa esistenza del brigante lucano. In particolare “l’autobiografia di Crocco”, curata dal capitano Eugenio Massa ed edita nel 1903, riporta particolari e curiosità direttamente narrati dal Donatelli. Nacque il 5 giugno 1830 in una capanna di foglie e fango (“due casupole annerite dal tempo e più ancora dal fumo…Là dormono mia madre e mio padre; nell’altro lettuccio vicino dormiamo noi fratellini tutti in fascio…là dorme la sorella piccina, e nella culla, sospesa sul letto e fabbricata con pochi vimini e molta paglia, dorme l’ultimo nato”) (continua…)
2 ago
Sono nato in Calabria e lì ho vissuto quasi il primo terzo della mia vita.
Il mio universo, fisico e culturale aveva in quei luoghi il suo epicentro. Godevo della mia territorialità e la consideravo quasi un privilegio. Rimasi molto male, quando crescendo ed affacciandomi al mondo, mi resi conto di come la mia terra, ed il meridione tutto, era considerata la parte debole ed arretrata della nazione Italia. Mi resi conto di quanto negletta fosse, e quando considerata, lo era solo per la sua arretratezza, ignoranza, infingardaggine, malaffare.
L’albagia dei vari pubblicisti e commentatori, molti del nord, rendeva ancora più acuto il mio disagio, quando leggevo nei loro scritti quanto il sud pesava e quanti problemi dava. L’orgoglio della mia nascita cominciava a pesarmi e di questo me ne accorsi quando giovane allievo ufficiale venni inserito in una piccola babele di origini, dove la mia alle volte faceva le spese di distinguo e sottolineature non sempre piacevoli. (continua…)
15 lug
Il neo sindaco di Salemi, Prof. Vittorio Sgarbi, che gode il nostro pieno rispetto per le sue idee di professore e critico d’arte, ancora ritiene evento epocale l’impresa di Garibaldi e dei suoi “mille scriteriati” che sono così ricordati da Angela Pellicciari ne “L’altro Risorgimento-Una guerra di religione dimenticata”: Chi erano i Mille che salparono accompagnati dalle benedizioni dei liberali di tutti i continenti? Garibaldi li descrive cosi: ‘Tutti generalmente di origine pessima e per lo più ladra; e tranne poche eccezioni con radici genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto’”.
Personalmente mi pare azzardato e ritengo sia antistorico continuare a celebrare l’opera di Garibaldi, (continua…)
30 giu
di Ettore d’Alessandro di Pescolanciano
Josè Borjes
Le controrivoluzioni napoletane del 1799 e del 1849 videro protagonisti diversi esponenti realisti del ceto popolar-borghese delle province meridionali, mentre quella post-unitaria del 1861 fu coordinata e generata da una varietà maggiore di combattenti di differente estrazione sociale (contadini, preti, ex soldati, galeotti, medici, avvocati etc), nonché di diversi regni e nazioni. Difatti, tra i tanti capi dell’insorgenza risorgimentale anti-sabauda si annovera lo spagnolo Josè Borjes. Nato nel 1813 in un piccolo paese della Catalogna, Fernet, Josè fu cresciuto da un genitore militare legittimista al rispetto dei secolari simboli della tradizione: il trono e l’altare. In gioventù fu avvicinato alle idee antinapoleoniche, contrarie all’ideologia giacobina, tanto da arruolarsi tra le milizie carliste, sostenitrici dell’ascesa al trono spagnolo di don Carlos e contrarie alle forze liberali schierate nella successione reale con donna Isabella, figlia minore del defunto re. (continua…)