Associazione Culturale Due Sicile – Sede di Milano
24 dic
Da il Giornale del 23/12/07 un pregiatissimo quanto atteso pezzo di Paolo Granzotto sulla nota questione di Garibaldi avventuriero.
5 dic
4 dic
4 dic
di Ulderico Nisticò
Nel 1894 moriva ad Arco, nel Trentino austriaco, Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie in esilio.
(Fotografia di Francesco II poco prima della sua morte ad Arco di Trento)
Sia pure tardi, aveva guidato il suo esercito contro Garibaldi al Garigliano e contro Vittorio Emanuele II al Volturno, e difeso Gaeta; aveva sperato nelle insurrezioni popolari antipiemontesi e in qualche aiuto internazionale. Poi visse, silenzioso, in decorose ristrettezze e nel disagio di un matrimonio poco felice. A Napoli aveva lasciato intatto il tesoro dello Stato (il doppio degli altri italiani messi assieme, e non un carlino di debiti), e il patrimonio privato; dell’uno e dell’altro si impadronirono i Savoia e parecchi loro amici indigeni e forestieri. Francesco non chiese mai nulla, né oggi i suoi eredi. (continua…)
22 nov
Son tornati a batter cassa gli eredi di una monarchia, che ha attinto risorse e ricchezze dagli ex stati preunitari dopo il 1860, con le recenti dichiarazioni del rampollo Emanuele F. di Savoia circa il presunto risarcimento di 260 milioni di euro chiesto allo stato italiano per i danni subiti con l’esilio e la confisca post-bellica.
Ma perché gli eredi dei Savoia hanno dovuto abiurare pubblicamente le sole leggi razziali o dare una semplice ed inattendibile “parola di Re” circa la rinuncia ai beni familiari (lettera portata a conoscenza del Parlamento dal governo Berlusconi) passati poi alla repubblica italiana, quale garanzia al loro rientro sul suolo italico (tralasciando i molti tragici danni prodotti da tale dinastia con il regno d’Italia, ancora oggi impressi nella memoria offesa di migliaia di cittadini)? Il loro giusto rientro dall’esislio doveva essere accompagnato da una lunga nota di scuse e di perdono per i nefandi errori commessi da Casa Savoia a danno della nazione italiana. (continua…)
21 nov
(nella foto il Carcere Borbonico di Catania)
In ogni città, o quasi, appartenuta al Regno delle due Sicilie, non manca , sopravvissuto ai tempi ed alle guerre, un edificio che dappertutto viene definito “carcere borbonico”. Nessun altro edificio, seppur costruito nello stesso periodo, ed adibito a fini istituzionali, gode di tale aggettivo. Non un museo, una villa, un teatro, un’accademia, un ospedale, una scuola; solo le carceri.
Triste eredità degli effetti della lettera di William Gladstone, dove il leader dei liberali inglesi, reduce nel 1851 di una supposta visita al carcere di Nisida, definisce il sistema carcerario ed in genere giudiziario del Regno, “la negazione di Dio eretta a sistema”, subito ripresa e diffusa da quanti tramavano ai danni del governo borbonico. Viene ignorato il fatto che nel 1852 lo stesso Gladstone si rimangiò molto di quanto aveva scritto e confessò di essere stato anch’egli raggirato. A supporto riportiamo quanto Domenico Razzano scrisse: “Gladstone tornato a Napoli nel 18881889 fu ossequiato e festeggiato dai maggiorenti del così detto Partito Liberale, i quali non mancarono di glorificarlo per le sue famose lettere con la negazione di Dio, che tanto aiutarono la nostra rivoluzione; ma a questo punto Gladstone versò una secchia d’acqua gelata addosso ai suoi glorificatori. Confessò che aveva scritto per incarico di Palmerston, con la buona occasione che egli tornava da Napoli; che egli non era stato in alcun carcere, in nessun ergastolo; che aveva dato per veduto da lui quello che gli avevano detto i nostri rivoluzionari”. Questa ritrattazione non ebbe, però, alcun effetto di recupero. La lettera e la frase in essa contenuta continua ad essere il leit motiv che descrive la giustizia borbonica fino ai giorni nostri. (continua…)
20 nov
“Emigro para comer…”
En uno de los mas importantes libros sobre la emigración “Sobre el Océano” de Edmundo De Amicis, publicado en 1889, un emigrante lo dice de manera muy eficaz: “Mi emigro per magnar” (“Emigro para comer”). Lo habían exhortado a quedarse porque el gobierno habría bonificado a Cerdeña, la Maremma y el Agro romano. Pero él había contestado: “Pero mientras tanto yo no como! Como se hace para esperar si no tiene para comer?”. Indudablemente, no era esta la única razón. Muchos jóvenes emigraban para retirarse del control de sus familias, otros esperaban hacer fortuna, y otros estaban obligados a alejarse de Italia por razones políticas. (continua…)
11 nov
7 nov
Libro Decimottavo
1. Nel regno la rivoluzione ha poche forze; 2. Decreti regi; 3. Carestia; 4. Quietudine; 5. Condizione del regno; 6. Governo di re Ferdinando; 7. Traditori attorno al trono; 8. Le Finanze; 9. Confronti fra Napoli e Torino; 10. Troppe economie; 11. L’accentramento; 12. L’amministrazione civile; 13. La polizia; 14. I Gendarmi; 15. Le Guardie urbane; 16. L’esercito; 17. Come s’afforzasse; 18. L’armata; 19. La giustizia; 20. Il clero; 21. L’istruzione pubblica; 22. Notizie di dotti trapassati; 23. Quali i nemici interni; 24. Condizioni della Sicilia; 25. Lamentanze sicule; 26. Il Castelcicala; 27. Il Maniscalco; 28. Tentano assassinarlo; 29. Il clero di Sicilia; 30. Come a’nostri errori rimediò la setta; 31. Un anno di Francesco II; 32. Le strade di ferro; 33. Tutto è pronto
pagine 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 (continua…)
7 nov
Storia delle Due Sicilie di Giacinto Dé Sivo
Giacinto Dé Sivo scrisse questa monumentale opera storica delle Due Sicilie in esilio, tra innumerevoli difficoltà, negli anni che vanno dal 1862 al 1867. L’edizione che vi presentiamo è quella pubblicata in Trieste nel 1868 ed è libera da diritti. E’ un testo di riferimento essenziale sia per i ricercatori sia per gli appassionati di storia.
Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861 volume 1