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di Ulderico Nisticò

Nel 1894 moriva ad Arco, nel Trentino austriaco, Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie in esilio.

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(Fotografia di Francesco II poco prima della sua morte ad Arco di Trento) 

Sia pure tardi, aveva guidato il suo esercito contro Garibaldi al Garigliano e contro Vittorio Emanuele II al Volturno, e difeso Gaeta; aveva sperato nelle insurrezioni popolari antipiemontesi e in qualche aiuto internazionale. Poi visse, silenzioso, in decorose ristrettezze e nel disagio di un matrimonio poco felice. A Napoli aveva lasciato intatto il tesoro dello Stato (il doppio degli altri italiani messi assieme, e non un carlino di debiti), e il patrimonio privato; dell’uno e dell’altro si impadronirono i Savoia e parecchi loro amici indigeni e forestieri. Francesco non chiese mai nulla, né oggi i suoi eredi.

 Vittorio Emanuele e suo figlio pretendono il risarcimento dell’esilio. E viva il governo Prodi (per questo solo, s’intende!) che risponde come meritano. A parte i soldi, è ora di sottoporre a processo i Savoia di fronte alla storia. Ai miei occhi, la prima colpa fu l’unificazione furbastra e a colpi di mano, sotto la protezione e per interessi francesi e inglesi. Forse, per le circostanze, non c’era altro modo, ma la storia d’Italia restò e resta segnata da questa mancanza di vera gloria, da taccia di truffaldineria. Si paragoni l’unità germanica del 1871!

 La repressione delle insurrezioni meridionali (1861-7) fu così barbara che i documenti ufficiali sono ancora secretati; e la città di Napoli venne mantenuta in ordine attraverso un esplicito accordo tra Savoia e camorra. Non solo il Sud: il “galantuomo” Vittorio aveva bombardato Genova, e suo figlio “buono” manderà Bava Beccaris a cannoneggiare gli operai di Milano.

 Nel 1922 Vittorio Emanuele III incaricò Mussolini in luogo dell’incapacissimo Facta. Se fu colpa, come pensano o dicono alcuni, la condivise con Croce, Diaz, Giolitti, Gronchi, Orlando, Salandra, Sonnino, Thaon de Revel eccetera e l’intero Senato, che votarono la fiducia a Benito. Ma le colpe dell’8 settembre ‘43 sono tutte del re, lo sfacciato e vile abbandono di posto senza dir niente a nessuno e lo sfascio dell’Italia, lui comandante nominale delle Forze Armate, e il figlio generale.

 Dovremmo poi chiedere a tutti i Carignano, chi più chi meno, risarcimento per aver reso ridicola l’Italia su tutti i rotocalchi scandalistici, tra donnacce, amorazzi, toreri, tresche, omicidi, e oggi carciofini e commenti da Bar Stadio.

Indietro, Savoia!

Ulderico Nisticò

2 Commenti to “INDIETRO, SAVOIA”

  1. DUOSICILIANO

    CHE DIO LI MALEDICA PER L’ETERNITA MALEDETTI SABOIA

    Dicembre 13th, 2007 | 03:47
  2. cirusit

    E pensare che questi farabutti detengono ancora il diritto di toponomastia delle strade d’Italia nonostante il loro tradimento nei confronti degli italiani tutti. Ma ancora più farabutti noi italiani che non li abbiamo cancellati dalle cartine stradali dopo il referendum.
    Che ne dite di proporlo adesso?
    Qualcuno può darmi risposta, possibilmente autorevole?

    Gennaio 10th, 2008 | 19:54

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