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Rivoluzione&Controrivoluzione in Italia (1792-1815)

Massimo Viglione

Le rivolte popolari che dal 1792 al 1815 divamparono in Italia contro gli invasori francesi e i locali fautori della “grande Rivoluzione” costituiscono alcune delle pagine più drammatiche della storia nazionale, pressochè ignote alla coscienza etico-politica del Paese; una singolare anomalia.
Infatti le “insorgenze” coinvolsero centinaia di migliaia di persone nella difesa della propria cultura e tradizione, definendo un transito d’epoca, uno scontro di civiltà, che vide Papi esiliati o arrestati, chiese e conventi violati, depredati musei e monti di Pietà, rovesciati gli antichi assetti politico-istituzionali della Penisola, eccidi e stragi nel segno dell’odio ideologico dall’una e dall’altra parte in lotta.
Su tutto ciò accenni sommessi, reticenze, letture distorte degli avvenimenti.
La conoscenza almeno generale della storia delle “insorgenze” è indispensabile per andare allel radici dell’Italia contemporanea, agli albori di quel “risorgimento” segnato dalla violenza e dall’inganno di minoranze interpreti dello “spirito del Mondo”.
Queso libro non rappresenta semplicemente un solido punto di riferimento per orientarsi nella complessa trama di fatti che nel sanfedismo meridionale raggiunsero la loro espressione più tragica, ma anche, e soprattutto, consente di penetrare le problematiche fondamentali dell’intero fenomeno dell’”insorgenza”, sia ideali e politiche sia storiografiche.

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