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Michele Topa

PREMESSA DELL’AUTORE

                                                                          

Quando, un anno fa, ci fu chiesto di compilare per i lettori de “ Il Mattino” una rievocazione degli ultimi anni del Regno delle Due Sicilie, esitammo prima di affrontare quella fatica, ed esitammo perché le lunghe letture, fatte sin dall’ adolescenza su Ferdinando II e l’infelice figlio Francesco e intorno agli avvenimenti del ’59 – ’60, pur non intaccando la nostra radicata convinzione unitaria, ci avevano portato a formulare giudizi e a trarre conclusione che non erano proprio quelli così generosamente diffusi negli scritti apologetici dei Savoia e nelle liriche narrazioni delle imprese garibaldine, in quelle pseudo-storie, insomma, nelle quali la retorica tiene il posto dell’indagine attenta e serena.

Sapevamo che, discostandosi da certi abituali schemi, ignorando  certe tradizionali visioni oleografiche, ispirandoci quanto più possibile al principio dell’obiettività e rivelando verità più che note agli studiosi ma, purtroppo, non ancora conosciute dalla gran maggioranza degli Italiani, avremmo rischiato di attirarci la definizione – oggi, invero, risibile – di “ borbonici “; tuttavia ci mettemmo al lavoro, e, fin dalle prime puntate della nostra rievocazione, poi via via sempre più vivo e caloroso, avvertimmo il consenso del pubblico; consenso che, manifestatosi attraverso centinaia di lettere, tuttora ci conforta e ci spinge a cedere alle insistenze del nostro amico editore, Fausto Fiorentino, e a raccogliere in volume quella serie di articoli. Ora teniamo a dire, anzitutto, che questo libro è un atto di amore e di fede verso la nostra terra e la nostra gente; un atto che, ci auguriamo, valga a spingere gli specialisti della storia – o dell’” alta storia “, come diceva Croce – a riesaminare i turbinosi eventi di cento anni fa e a riproporli all’opinione pubblica nazionale, in particolar modo a giovani, sotto la luce di una critica più severa e di una più obiettiva valutazione. Scrive, appunto Croce: “ Lo spirito animatore della cosiddetta “ Storia del Risorgimento “ è tutt’al più poetico, ma non certamente storico; e, a dissolverla, basterebbe nient’altro che introdurvi lo spirito storico, perché in questo caso essa si fonderebbe nella storia politica del secolo decimonono, nella quale il moto italiano prenderebbe il suo significato proprio, spogliandosi dei colori onde il sentimento e l’immaginazione lo hanno finora rivestito. E si renderebbe giustizia, come in storia è doveroso fare, alle forze di resistenza che al moto liberale opponevano la vecchia Italia e la vecchia Europa, o, nella fraseologia dei politicanti, l’oscurantismo e la reazione. Giustizia : il che non significa recriminazione o rimpianto del passato, che è morto, ma semplicemente intelligenza di quel passato e, mercè di essa, intelligenza del presente e dei problemi del presente.

Ecco i principii che dovrebbero ispirare chi scrive sui fatti risorgimentali; ecco i principii cui dovrebbero essere informati i testi di storia delle nostre scuole. Il passato di Napoli e del Mezzogiorno è raccontato, purtroppo, da cento anni – quasi vi fosse ogni giorno un Borbone da abbattere – secondo i più stolidi schermi della più stolida propaganda, dando ancora credito a certe calunniose favole che, se potettero essere utile a scalzare una dinastia divenuta di ostacolo al moto unitario, oggi certamente non ci aiutano a conoscere la verità.

E’ nostro fermo convincimento che la secolare e, per taluni aspetti, ingiusta campagna antiborbonica abbia finito col trasformarsi in campagna antimeridionalistica e finito col nuocere  al buon nome e alla dignità dei Napoletani in specie, dei Meridionali in genere; il che è come dire di oltre un terzo della popolazione italiana.  E’ nostro altrettanto fermo convincimento che non sarà mai detto e ripetuto abbastanza , con chiarezza e con forza, quanto sia costata al Mezzogiorno l’unità d’Italia.  Tutto ha sacrificato il Sud – e ne è fierissimo – a quel processo unitario :  indipendenza, ricchezze, industrie, credito e persino la coerenza morale di certi uomini, salvando soltanto l’onore dei suoi soldati; e ha ricevuto, purtroppo, e ancora riceve le più basse, sfrontate menzogne e le più odiose calunnie.

Noi siamo convinti infine, e perciò affidiamo alla dignità di un libro queste nostre parole, che una rinascita del Mezzogiorno non possa cominciare che nella coscienza delle genti meridionali, restituendo ad essa tutti quei motivi di orgoglio che può trovare in un passato non sempre privo di grandezza; restituendo ad essa fiducia, il senso delle sue capacità e del suo prestigio ; capacità e prestigio che permisero di edificare, dal Tronto al Capo Passero, sulle strutture di una monarchia antichissima, il più vasto, il più ricco, il più potente Stato della Penisola.

 

Edito da Fratelli Fiorentino di Fausto Fiorentino- Editrice per la Scienza e per l aTecnica -80135 Napoli, Via Avvocata, 10- Tel. 081-213592